Autore: admin
La cultura dello scarto
“Oggi ci troviamo in presenza della cultura dello scarto”, così Papa Francesco nella Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un messaggio importante: “La disabilità è spesso, inevitabilmente, legata alla terza e alla quarta età. Questi anziani costituiscono, nella pandemia, una categoria particolarmente a rischio e patiscono molto la solitudine, la mancanza di dirette relazioni con familiari e conoscenti e la fatica nel gestire aspetti concreti della vita quotidiana…Il livello di civiltà di un popolo e di uno Stato si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione a tutte le aree della vita pubblica, sociale ed economica”. Intanto al Pat ripartono le visite, qui sotto il commento della Vicepresidente di Felicita, Laura Aspromonte.
Un riposo negato
“Un riposo negato: Viaggio nelle residenze per anziani”, un ampio reportage di Beba Minna pubblicato su Altroconsumo, dà voce a quasi 4000 familiari, che raccontano l’esperienza, prima e dopo l’emergenza, del loro parente che vive in una Rsa. Tra i problemi di ogni giorno emersi con le strutture: “poca attenzione ai bisogni dei degenti, costi troppo elevati, mesi di attesa per accedere, cibo di scarsa qualità, personale non sempre adeguato, promesse non mantenute.” Il sistema va cambiato mettendo al centro la cura dell’anziano e i familiari devono essere coinvolti di più.
Nelle RSA della Lombardia non è cambiato nulla – 24.11.2020
il clima di terrore al Trivulzio
Oggi il Fatto quotidiano dedica un ampio reportage alla vicenda del Trivulzio, per il quale ringraziamo la testata e gli autori. Gad Lerner descrive il clima di terrore e la nuova offensiva intimidatoria in atto nei confronti dei dipendenti “infedeli”, concludendo che “l’ansia da repulisti non favorisce certo una pianificazione trasparente”. Gianni Barbacetto fa il punto sull’inchiesta che avanza e Andrea Sparaciari, nel suo articolo “La Regione nega all’associazione Felicita l’accesso a 1400 allegati” mette in luce le difficoltà che dobbiamo affrontare ogni giorno per ricercare la verità e portare avanti la nostra battaglia.Qui il testo dell’articolo. Un frustrante muro di gomma. È quello contro il quale stanno sbattendo l’Associazione delle vittime del Pio Albergo Trivulzio, Felicita, e i giornalisti del Fatto. Da mesi, infatti, si susseguono le richieste di accesso agli atti presentate a Regione Lombardia per ottenere i circa 1400 allegati – rimasti a tutt’oggi segreti – che sono stati la base della relazione redatta dalla “Commissione di verifica gestione emergenza Covid-19 presso il Pio Albergo Trivulzio” del luglio scorso. Una relazione sostanzialmente assolutoria nei confronti dei vertici della Rsa. Richieste alle quali il Pirellone, per bocca del Dg della Direzione Generale Welfare, Marco Trivelli, ha risposto sempre nello stesso modo. Al Fatto, il 4 novembre scorso ha scritto: “La informo che, a scopo cautelativo, prima di dar seguito alla Sua istanza, abbiamo chiesto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano se sussistano motivi di riservatezza relativi alle indagini penali in corso che non consentano l’ostensione della documentazione richiesta”.Una risposta interlocutoria, un “né sì, né no”, che paralizza ogni possibilità di sapere cosa effettivamente sia successo tra marzo e aprile al Trivulzio in nome di un supposto segreto istruttorio. Una palla calciata in tribuna, che scarica sulla Procura – la quale sta indagando sulla strage di anziani avvenuta nella più grande Rsa d’Italia – l’onere della trasparenza. Ad agosto scorso, invece, l’Ats Milano Città Metropolitana aveva negato i documenti, motivando il rifiuto con un eccessivo lavoro “per l’amministrazione, tale da compromettere il buon andamento dell’azione amministrativa e ledere la funzionalità degli uffici coinvolti”.Così quegli allegati, che raccontano i fatti come sono accaduti, sono stati e restano negati. Nonostante fossero documenti pubblici, prima dell’apertura dell’inchiesta. O almeno lo sono diventati nel momento in cui è divenuta pubblica la relazione finale della Commissione, diffusa però solo grazie a un altro accesso agli atti, sempre promosso dai parenti delle vittime. Una relazione divulgata monca, priva dei documenti utilizzati per redigerla.Per Regione Lombardia, quanti hanno perso una madre, un padre o una nonna, nella prima ondata, si sarebbero dovuti accontentare delle conclusioni scritte dalla Ats Milano – cioè dall’ente dal quale il Pat dipendeva e che il Pat doveva controllare -, che, in estrema sintesi, ha indicato nell’assenteismo dei dipendenti la causa principale dei tanti decessi. Una verità “semplice” (basata sull’allegato 16), alla quale i parenti si oppongono da mesi.Anche la procura, ad una prima richiesta di pubblicità dei legali di Felicita, aveva risposto negativamente. Ma si trattava di agosto scorso. Ora le indagini sono andate avanti e forse è arrivato il momento per alzare il velo. Una cosa è sicura: parenti e giornalisti continueranno a chiedere i documenti con ogni mezzo legale necessario.
https://www.flipsnack.com/associazionefelicita/il-fatto-quotidiano-12-novembre-2020.html
200 mila mascherine non omologate al Pat
La notizia riportata da alcuni media relativa alla distribuzione al personale del Pat di ben 200 mila mascherine non omologate per l’uso sanitario, e quindi non a norma di sicurezza e utilizzate da personale all’interno della struttura, è un fatto gravissimo che non ci può lasciare tranquilli riguardo la situazione degli anziani ospiti. Questo a maggior ragione dopo la notizia recente della scoperta di un focolaio di 64 operatori positivi nella struttura, per quanto poi smentita affermando che si trattava di campioni contaminati, vale a dire di “falsi positivi”. Alla preoccupazione da noi già espressa subentra ora angoscia e grande sconcerto nell’ipotesi che la Direzione non abbia fatto tesoro della tragica esperienza della scorsa primavera, e abbia trascurato una norma di protezione minima quale la dotazione di mascherine adeguate al personale, a fronte invece delle rigidissime restrizioni negli incontri con i parenti che hanno creato in questi mesi disagi e sofferenza ad anziani e familiari. Suonano sbalorditive le affermazioni del Prof. Pregliasco che ha minimizzato l’accaduto, dicendo che la presenza di materiale sanitario “non idoneo” in una struttura sanitaria è un evento “che può capitare”. Riteniamo che la protezione di persone affidate per la loro fragilità ad una struttura responsabile della sicurezza loro e del personale curante sia un compito che non puó e non deve essere svolto con simile leggerezza. Ci chiediamo inoltre: le mascherine sono state ritirate dalla circolazione interna su segnalazione del personale infermieristico? E ancora: da dove veniva quella fornitura? Per quanto tempo sono state usate liberamente nonostante recassero la scritta “non medical”? E in ultimo: in quali altre Rsa lombarde sono arrivate? Chi è preposto risponda. Subito.
Lettere alle RSA richiesta visite
Stiamo inviando questa lettera, scritta dai nostri legali, alle Rsa dove sono ospitati i parenti degli associati che ce ne hanno fatto richiesta, per invitare le singole direzioni delle strutture a trovare soluzioni condivise al duraturo e insostenibile isolamento degli anziani. L’iniziativa nasce per rispondere alle vostre segnalazioni.
La lettera sarà inviata a nome di Felicita e non verrà inserito nessun vostro nominativo, nè quello dei parenti nella RSA.
Chi fosse interessato, è pregato di inviarci a info@associazionefelicita.it nome struttura, Indirizzolocalità, indirizzo email, se disponibile PEC, nome dirigente responsabile (se disponibile)
Vi terremo aggiornati inoltrandovi le eventuali risposte.
Se volete partecipare alla nostra battaglia civile potete fare una donazione: BPER IBAN: IT41o0538701665000042433190
intestato a Felìcita – Associazione per i Diritti nelle Rsa
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Oggetto: Pandemia Covid 19 – diritto degli anziani alle visite ed alla socialità
Spett.le Direzione,
nelle ultime settimane la recrudescenza del virus Covid-19 ha indotto, dapprima le regioni e poi il Governo nazionale, ad emanare nuove disposizioni restrittive della libertà di circolazione delle persone.Con specifico riferimento alle RSA, l’art. 1.9 lettera dd) del DPCM 3 novembre 2020 dispone che:“l’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezioni”.Il DPCM non pone dunque, allo stato, alcun divieto di accesso dei parenti alle strutture, ma demanda la regolazione delle visite alla valutazione di adeguatezza, da parte della direzione sanitaria, delle misure di contenimento adottate.
Nello stesso senso andavano interpretate le ordinanze regionali emanate nei giorni scorsi e che sottoponevano l’accesso e le visite alla valutazione del medico responsabile della struttura.Ad ogni modo, ai sensi dell’art. 3 del D.L. 19/2020, le ordinanze regionali emanate prima del DPCM 3 novembre 2020 devono intendersi superate da quest’ultimo.
Occorre infine sottolineare che misure più restrittive per le RSA non sono previste dal DPCM neanche in caso di proclamazione della c.d. zona rossa.Se ne deduce che resta fermo il principio del possibile accesso alle strutture, subordinato alla loro adeguatezza a contenere il rischio di contagio.Così ricostruito il quadro normativo, ci teniamo a precisare che I parenti degli ospiti sono sicuramente consapevoli dei rischi derivanti dalla pandemia e comprendono le gravi responsabilità, anche organizzative, che incombono sulle direzioni delle strutture.
È però altrettanto necessario sottolineare che gli ospiti delle RSA sono soggetti caratterizzati da una duplice fragilità, quella fisica e quella mentale e psicologica.La cura di entrambe tali fragilità è essenziale per il loro benessere e la loro stessa sopravvivenza.
L’Associazione Felicita invita, quindi, anche in questo momento, a non inibire del tutto la frequentazione delle strutture da parte dei parenti e di permettere agli ospiti adeguati momenti di socialità.Consapevole del grave momento, l’Associazione si rende altresì disponibile a momenti di confronto e di dialogo con le Vostre strutture ed il personale medico, al fine di individuare la soluzione migliore e contribuire ad un clima di serenità e collaborazione tra personale sanitario e amministrativo e famiglie dei parenti ospiti.
La Nostra Associazione offre infine il proprio supporto ad eventuali iniziative che la Vostra struttura vorrà avviare presso le istituzioni o la pubblica opinione per la richiesta di specifici sostegni economici finalizzati al potenziamento del personale e degli strumenti di controllo e protezione dal contagio.
Certi della Vostra collaborazione ed in attesa di un Vostro riscontro, porgiamo cordiali saluti.
Per Associazione FelicitaLaura Aspromonte