VISITE DEI PARENTI NELLE RSA – UN DIRITTO NEGATO SANCITO DALLA LEGGE
Sono ancora drammatiche secondo le testimonianze dei parenti le condizioni degli anziani nelle Rsa che continuano ad essere fortezze chiuse, nonostante l’ordinanza del Ministero della Salute prescriva che le visite debbano essere garantite 7 giorni su 7 per almeno 45 minuti.
I vertici del Pio Albergo Trivulzio, invitati con Felicita alla trasmissione “Mi manda Rai Tre” per un confronto, hanno declinato l’invito. Al Pat vige anche l’inaccettabile divieto di filmare i propri cari.
Il Presidente di Felicita Alessandro Azzoni rivolgendosi a Raffaele Donini, Assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia Romagna, presente in trasmissione, ha rivolto un appello affinché tutte le Regioni controllino attraverso le ATS o ASL che vengano rispettate le riaperture delle visite ai parenti. La vicinanza dei propri cari è necessaria per la salute degli anziani nelle RSA e rappresenta un diritto umano fondamentale.
Felicita, Associazione per i diritti nelle RSA, nasce per rappresentare e difendere i diritti degli anziani e dei loro parenti in seguito a quel disastro sociale e umano che ci ha consegnato un’intera generazione decimata.
Per impedire che tante storie di vite perse e di memorie spezzate cadano nel silenzio.“Archiviati” è la risposta della Procura alla nostra domanda di verità e giustizia sui 405 anziani deceduti in 4 mesi al Pio Albergo Trivulzio. Cui si aggiungono i tanti morti collaterali e i sopravvissuti, isolati da ogni contatto con le famiglie per mesi. Situazione ancora oggi irrisolta e che sta causando danni irreversibili a molti anziani.
Ma noi, familiari delle vittime, non ci arrendiamo e andiamo avanti in questa battaglia di civiltà che riguarda tutti per difendere i diritti dei più fragili.
Abbiamo bisogno del vostro prezioso aiuto.
Anche un piccolo contributo può fare la differenza.
CONTINUA LA BATTAGLIA DI FELICITA PER LA VERITA E LA GIUSTIZIA
Secondo la Procura di Milano, numerose sono state le condotte da parte della dirigenza del Pio Albergo Trivulzio che hanno AGEVOLATO la diffusione del virus all’interno della struttura, come il divieto accertato di utilizzare dispositivi di protezione procurati autonomamente con la minaccia di sanzioni e la condotta imprudente di accettare il ricovero di 17 pazienti dall’ospedale di Sesto San Giovanni di cui 3 risultarono positivi al Covid19.
Il rispetto di alcune regole basilari di buon senso note sin dal Medioevo, ad esempio l’isolamento e la separazione dei degenti positivi al Covid, avrebbe permesso di salvare molte vite. Noi non ci arrendiamo e andiamo avanti. Riteniamo il processo penale fondamentale, un percorso difficile ma inevitabile per accertare le cause di quanto accaduto e per identificare le responsabilità dei decessi attraverso un serio e rigoroso vaglio dei fatti occorsi che non si accontenta di una narrazione autoassolutoria.
Oggi è un giorno importante per i parenti dell’Associazione Felicita e per tutti quelli che hanno a cuore la verità e la giustizia.
Abbiamo depositato l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Milano riguardo le indagini relative al Pio Albergo Trivulzio e altre RSA. Un percorso difficile ma inevitabile per dare voce a chi purtroppo non ce l’ha più. Ringraziamo di cuore quanti di voi ci stanno sostenendo in questa battaglia.
Covid a Milano, i legali delle vittime al Pio Albergo Trivulzio: “Mix letale di negligenza e incompetenza, vogliamo il processo”
I legali degli anziani alla casa di riposo deceduti nella prima ondata della pandemia si oppongono alla richiesta di archiviazione della Procura
ANDREA SIRAVO
Dai vertici del Pio Albergo Trivulzio è stato commesso un «mix (letteralmente) letale di negligenza e incompetenza, condito da alcune scelte puntuali evidentemente e drammaticamente imprudenti», per cui un processo «appare imprescindibile». È la tesi sostenuta dagli avvocati dello studio Luca Santa Maria & associati contenuta nell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione della procura di Milano dell’indagine per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo sui decessi degli ospiti della “Baggina” tra il gennaio e l’aprile 2020 durante la prima ondata della pandemia Covid-19.
Per i legali che assistono i parenti di 20 pazienti deceduti, due infermieri, un’operatrice socio-sanitaria e Felicita, l’associazione per i diritti degli ospiti nelle Rsa, «è mancato, in quelle prime cruciali settimane, persino il rispetto delle regole basilari, che potremmo definire di buon senso, note all’uomo sin dal medioevo e che prevedono, in caso di diffusione di una malattia contagiosa, di limitare i contatti interpersonali, di chiudere le comunità e limitarne i contatti verso l’esterno, di isolare i malati e di proteggere le vie aeree». E la «mancata adozione di queste cautele da parte del Pat», si legge ancora in un passaggio dell’atto di 32 pagine, ha portato «causalmente alla verificazione dell’epidemia» nella storica struttura milanese in cui nei primi mesi dell’anno scorso si erano registrati 300 decessi.
Per queste ragioni al giudice per le indagini preliminari Alessandra Cecchelli, gli avvocati chiedono di «disporre la formulazione di imputazione coatta per il direttore generale della ‘Baggina’ Giuseppe Calicchio nonché di Rossella Velleca, dirigente dell’unità operativa semplice e della Udc (non indagata, ndr) e di ogni altro soggetto ritenuto dal giudice imputabile». In seconda battuta, si richiede di disporre la prosecuzione delle indagini con l’audizione dei «famigliari dei soggetti deceduti» e «l’integrazione della consulenza tecnica» disposta dai pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano.
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